Comitato provinciale Monza e Brianza

#ragazzibrianzoli

Dante Sardi
Caduto

Nato il 5 ottobre 1925 a Monza dove risiedeva in via Buonarroti. Paternità Andrea.
Durante la lotta armata per la Liberazione Il Verbano e la Valle Cannobina furono oggetto di numerosi rastrellamenti da parte nazifascista, ben tre nel 1944 di cui l’ultimo ad ottobre. Come sempre e nei limiti delle possibilità, anche nei mesi di novembre, dicembre e gennaio successivi, le squadre vennero ricostituite e la Resistenza potè continuare. Molti partigiani erano sfuggiti alla cattura rifugiandosi in Svizzera e, proprio per questo, la Brigata Battisti organizzò un centro raccolta poco fuori Ascona per ricevere gli sconfinati che volevano tornare in Italia per continuare a combattere. La villetta che era stata affittata venne chiamata “Posto 24”. Allo stesso modo a Crealla, in Val Cannobina, venne stabilito il Posto 24 bis, come tappa d’arrivo per lo smistamento successivo verso le bande. Per presidiare questa linea di accesso e rifornimento, il comandante della “Battisti” Armando Calzavara (Arca) inviò in località Biuse di Olzeno una squadra di dodici uomini comandata da Mario Gramoni (Dieci). In questo piccolo gruppo era presente anche Dante Sardi (Dario). L’alpeggio è situato a quasi 1300 metri e nel febbraio del 1945 la neve era alta e le attività di sorveglianza molto gravose. Il 21 febbraio militi della confinaria in enorme superiorità numerica, accerchiarono i partigiani. Gramoni, Sardi e Beppe (nipote di Gramoni, detto il 'Principino') approfittarono di una tregua per uscire, ma alcuni militi che provenivano dal sentiero della Quadra li intercettarono e tutti e tre i partigiani vennero feriti. Dante Sardi, colpito alle gambe, cadde tra le due baite, ‘Dieci', colpito al ventre, volle a tutti i costi fermarsi per proteggere i suoi ragazzi, ma questi lo trascinarono verso il pendio e con una corsa affannosa riuscirono a portarlo nel bosco sottostante. Sardi, rimasto a terra ferito, raggiunto dai confinari fu finito sul posto; il ‘Principino', ferito a un braccio, venne fatto prigioniero. Gramoni per non farsi prendere ordinò agli altri uomini di porsi in salvo e si suicidò con la sua pistola, il suo corpo venne recuperato tre giorni dopo.

L'Alpe Biuse dove avvenne lo scontro del 21 febbraio 1945



Un percorso a cura del Comitato provinciale ANPI Monza e Brianza